In rivolta contro il mondo: storia di Geronimo, il sognatore

Poche persone hanno combattuto per così tanto tempo, con tale rabbia, coraggio e determinazione contro nemici così numerosi come Geronimo, l’ultimo grande capo Apache.

Il suo vero nome era Goyahkla, “colui che sbadiglia”.

Nato nel 1829 tra New Mexico e Arizona, divenne presto un guerriero temuto.

Dopo il massacro di Kas-Ki-Yeh, nel 1851, dove perse madre, una moglie e tre figli, dichiarò la sua eterna vendetta nei confronti del Messico. La leggenda vuole che, da allora, non abbia lasciato in vita nessun messicano che abbia mai incontrato. Sempre i messicani cominciarono a chiamarlo Geronimo, dopo una battaglia in cui, incurante degli spari, si lanciò sui nemici armato di coltello, i quali, in preda al terrore, cominciarono a pregare San Girolamo.

Combattè per i capi Cochise e Mangas Coloradas. Non era un capo tribale, bensì uno sciamano. La sua autorità era dovuta solamente al suo coraggio e al suo carisma.
Combattè per decenni una costante guerriglia contro Messico e Stati Uniti, comandando un centinaio di guerrieri contro gli eserciti di due nazioni. La vastità del West, la velocità dei suoi guerrieri, la sua astuzia diabolica gli permisero a lungo di evitare la cattura, e, tre volte catturato e confinato in una riserva indiana, riuscì sempre a fuggire.

Gli erano anche attribuiti poteri sovrannaturali, da potente sciamano qual’era. Se il controllo degli elementi e la capacità di far piovere sono pure assurdità, così come la sua presunta invulnerabilità ai proiettili e i poteri taumaturgici, i suoi sogni premonitori, che gli diedero il soprannome di “il sognatore”, sembrano più plausibili, e documentati. Sognava il momento in cui sarebbero stati raggiunti dal nemico, e fuggiva a notte fonda. Sognava di trappole e tranelli, a cui sfuggiva ogni volta. Sognava dei suoi alleati in pericolo, pericolo che si rivelava poi concreto. Preveniva così ogni mossa dei nemici, ed era sempre un passo avanti loro.

Fu l’ultimo capo indiano ad arrendersi agli USA, nel 1886. Per la sua cattura era stato mobilitato un quarto dell’esercito degli Stati Uniti, supportato da migliaia di truppe messicane.

Vivrà ancora a lungo, a metà strada tra il prigioniero di guerra, l’eroe nazionale ed il fenomeno da baraccone. Ricevuto dal presidente Roosevelt alla casa bianca, chiese la libertà del suo popolo, gli Apache Chiricaua, ormai confinato alle riserve indiane, solo per ottenere un rifiuto, probabilmente per paura di una nuova rivolta. Libertà che arrivò per i Chiricaua solo nel 1913, quattro anni dopo la sua morte.

Il sesso degli angeli

Ovvero, sull’importanza delle cose inutili

“Discutere del sesso degli angeli” è un modo di dire che indica il vano discutere di minuzie, cose inutili o inesistenti. La sua origine è molto interessante.

Pare che nella Costantinopoli assediata dagli ottomani di Maometto II si fosse tenuto un convegno di teologi per discutere, fra le varie cose, se gli angeli avessero un sesso, cosa di cui non vi è traccia nelle sacre scritture. I toni del convegno me li immagino estremamente accesi, in uno scontro tra intelletti ed ego che a tratti scimmiottava quello che stava accadendo fuori, ma senza picche sciabole e cannoni. Ecco il provocatore, che sostiene l’androginia degli angeli, lo scettico che nega si possa conoscere alcunché sull’argomento mentre copre di insulti il metafisico, che sostiene siano creature di puro intelletto impossibili da rappresentare sensorialmente, mentre il vecchio goliarda impenitente trolla i presenti parlando di poderosi membri angelici ed altre simili amenità.

Fuori dalla loro torre d’avorio, la “città del desiderio del mondo” tremava sotto i colpi dei cannoni, tra i quali c’era la terribile bombarda di Orban, il cannone più grande mai costruito fino ad allora. Fuori le mura, decine di migliaia di predoni, più che soldati, attendevano il momento in cui avrebbero saccheggiato la città.

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Il 29 Maggio 1453 la città cadde, e con essa cadde l’ultimo imperatore romano.

Di fronte ad un avvenimento così tragico, la questione del sesso degli angeli sembra perdere qualsiasi significato. Da qui nasce il detto.

Ma la storia non finisce qui. Molti intellettuali bizantini fuggirono dalla guerra, e trovarono rifugio nelle ricche città italiane, che da lì a poco avrebbero vissuto un periodo di ineguagliata pace e prosperità. Con sé portavano libri greci, molti dei quali sconosciuti in occidente, e dal valore inestimabile. Le conoscenze degli antichi, credute perdute per sempre, rinacquero, e da questa rinascita trarrà il proprio nome l’intero periodo storico che si stava lì delineando.

E l’importantissima questione del sesso degli angeli? Il dibattito continuò, anzi, acquisi’ nuovo vigore, e passò dai teologi agli artisti. Si dipinge o scolpisce un’idea.

Il Beato Angelico li rappresenterà come creature ambigue e con ali dai tanti colori [in un palese atto di propaganda LGBT].

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Per Michelangelo gli angeli saranno sessuati, e senza ali. Le angeliche minchie saranno poi censurate.

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Quanto a Leonardo, lo lascio al giudizio del lettore.

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Morale della storia? L’inutilità o utilità di qualcosa, anche quella all’apparenza piu’ futile, è data dal suo contesto, e anche ciò che è inutile, o inesistente, può avere un suo significato ed una sua importanza.