Comincia qui una breve serie dedicata a Cesare.
Non tratterò delle sue celebri imprese, per quello ci sono i libri di storia, ma del personaggio, degno della leggenda: il più scaltro dei politici, il più audace dei generali, il più megalomane degli uomini, partito dal nulla ma capace di cavarsela in ogni situazione e trionfare nonostante le avversità, senza mai perdere il suo swag. Insomma, non aveva scelto la thug life, era la thug life ad aver scelto Cesare.
Plutarco nella vita di Bruto narra un episodio di gossip che fa molta luce sul suo personaggio.
L’unica cosa storicamente accurata in questa immagine è il motto di Cesare, Nobiscum Venus (Venere è con noi). Pare infatti fosse sua lontana parente
In seguito alla congiura di Catilina, Catone (che sarà fiero avversario di Cesare fino alla morte) si scontrò al senato con Cesare, esponente di spicco del partito dei populares e da tempo sospetto di essere un sovversivo. Il primo chiedeva l’esecuzione immediata di ogni congiurato che non era riuscito a fuggire, il secondo chiedeva un giusto processo, come si conveniva a dei senatori, e una pena meno severa.
In un’epoca segnata da congiure, assassini, proscrizioni e processi sommari, si stava esponendo ad un grosso rischio invocando clemenza. Era dalla parte di Catilina, o del senato? Come era possibile che non sapesse nulla della congiura, nata in seno al suo stesso partito? Questa era un’accusa di tradimento, punibile con la morte, e non del tutto ingiustificata.
All’improvviso entra un messo e consegna una lettera a Cesare, che provvede a leggerla con calma e con molto interesse, ignorando i presenti. Ecco che Catone, infuriato, lo accusa di ricevere lettere dai congiurati, perdipiù sotto gli occhi di tutto il senato! Gli intima di fargli leggere la missiva. All’inizio restio, Cesare cede alle accuse e gli consegna la lettera, avvertendolo: “il suo contenuto non ti piacerà”.
Non era Catilina.
Era una lettera lasciva di Servilia, amante di Cesare, moglie di un illustre senatore lì presente, e sorella di Catone, che glie la rilancia disgustato, urlandogli “tieni, ubriacone!”.
Quest’accusa sembra francamente ingiustificata.
Cesare sarà stato pure un megalomane, scialacquatore, erotomane, ambiguo, demagogo, tiranno, narcisista, manipolatore, sobillatore, partecipe alla congiura di Catilina, ma di certo non era un ubriacone.
Quanto a Servilia, che amò fin dalla più tenera età, e poi ancora per lungo tempo (nonostante fossero entrambi sposati), fu la madre di Bruto.